Istituzioni, Avis e mondo del lavoro: un dialogo con al centro i donatori

Istituzioni, Avis e mondo del lavoro: se ne è parlato sabato 27 gennaio a villa Cagnola in un incontro promosso da Avis Provinciale Varese e Avis Sovracomunale Medio Varesotto. Obiettivo della mattinata è stato quello di presentare i dati relativi a un sondaggio condotto tra i donatori non solo del Varesotto, ma anche di Asti, Cremona, Seregno e Trento. Ma sotto i riflettori ci sono state anche diverse testimonianze ed il tema della riorganizzazione di orari e giorni delle donazioni finalizzata ad offrire sempre maggiori opportunità ai donatori di fronte al mutato contesto lavorativo: un tema che, per sua natura coinvolge appunto le istituzioni. Non si è inoltre dimenticato di sottolineare le tante sfaccettature del rapporto che Avis ha avuto con il mondo del lavoro nel corso degli anni: tante sono state in passato le esperienze di gruppi comunali nati proprio all’interno di aziende nelle quali i donatori hanno trovato apertura e terreno fertile per coinvolgere colleghi e loro familiari così come in diversi interventi si è tornati sul tema della giornata di riposo lavorativo concessa ai donatori che rappresenta un unicum nel panorama Europeo.

Il questionario scatta la fotografia

In base alla loro attività lavorativa i donatori trovano difficoltà a donare? I giorni e gli orari di apertura delle sedi di raccolta vengono incontro alle esigenze dei donatori? Chi effettua la chiamata trova maggiori difficoltà nel convocare i donatori? Sono questi gli interrogativi da cui si è partiti per mettere al centro il donatore e venire incontro alle esigenze lavorative attraverso anche una diversa organizzazione della raccolta da parte dei centri a ciò preposti.

Il questionario è stato compilato da circa 2500 donatori (5% del totale) divisi tra Asti, Cremona, Medio Varesotto, Provincia di Varese, Seregno e Trento. Alla domanda se si trovano difficoltà a programmare le donazioni solo il 15% del campione ha detto sì (nel Varesotto il 14%); oltre il 95% dei donatori del Varesotto trovano inoltre adeguato l’orario della convocazione e il 73% sono quelli che rispettano sempre l’appuntamento fissato dalla chiamata. Da sottolineare però i dati relativi ai giorni di chiamata: chi dona lo fa già il sabato (54 %) e la domenica (28%) inoltre il 61% per cento degli intervistati, sarebbe disposto a donare nel pomeriggio cosa che attualmente non avviene. «Da questi ultimi dati – dice Vincenzo Saturni, per ha moderato il convegno IN ALLEGATO LE SLIDE PROIETTATE – emerge la necessità di aprire una riflessione sulla possibilità di mettere in campo nuovi modelli organizzativi in rapporto al mutato scenario lavorativo determinatosi con la crisi del 2008, che ha cambiato il volto del mercato del lavoro facendo aumentare i lavoratori atipici e le problematiche connesse ad orari e turni di lavoro sempre meno standardizzati».

Un modello organizzativo differente, con maggiori fasce orarie o l’estensione sul sabato e la domenica, potrebbe aprire le porte anche a nuovi donatori che hanno esigenze differenti.  A portare la voce delle istituzioni al tavolo era presente Carlo Picco, di Areu, ma in apertura dei lavori ha preso la parola anche Giovanni Daverio, direttore generale Welfare di Regione Lombardia. «È giusto – ha detto – che le istituzioni facciano in modo che le normative e i percorsi da essi definiti: ben vengano dunque le proposte che emergono da questi momenti».

Le testimonianze

A portare la voce dei donatori ci ha pensato Andrea Tieghi, presidente di Emoservizi ed ex presidente di Avis che ha parlato dell’esperienza fatta nella sua città in tema di riorganizzazione. «A Ferrara – ha detto – abbiamo aperto il pomeriggio e adesso abbiamo aggiunto anche un altro pomeriggio e la domenica mattina e la reazione dei donatori è stata positiva rispetto a questa maggiore possibilità di donare. Inoltre sul territorio abbiamo intavolato molti rapporti con le associazioni datoriali sul tema del lavoro e delle differenti esigenze dei donatori in rapporto al comparto nel quale lavorano».

Giorgio Dulio, tesoriere di Avis nazionale ha invece portato il punto di vista Avis «Noi siamo oggi impegnati su tanti fronti, non ultimo quello del lavoro dove ci troviamo a fare da tramite con il Ministero qualora si presentino questioni problematiche. Nelle parole di Pierangelo Albini: responsabile in Confindustria di welfare e capitale umano c’è stato il tema della responsabilità sociale di impresa e della condivisione di valori che riguardano l’imprenditore come parte attiva della comunità in cui opera “guardando oltre il cancello della fabbrica”.   A tirare la conclusioni della mattinata la professoressa Elena Marta. «Siamo di fronte a fatti di cronaca che ci dicono di una società spaventa e in difficoltà che non trova risposte alla rabbia. La sfida è quella di riuscire ad immettere speranza». Una sfida che il volontariato da sempre raccoglie e che porta avanti a tutti i livelli.